La Svezia che non ti aspetti Pt. 2
Nella rivista settimanale dedicata la sesso femminale "D" del quotidiano Repubblica nel maggio 2010 è stato pubblicato un'interessante articolo su uno degli ex maggiori esponenti della malavita svedese.
Erik Lannerbäck è infatti uno dei criminali più famosi della Svezia, ex membro di gang: Bandidos, poi Wolfpack Brotherhood e infine una sua, piccola e temibile.
Quarantacinque anni, quattro mogli, una figlia quasi maggiorenne, due anni da cuoco in Brasile dove non si è risparmiato una rissa con dei ragazzi della favela a Rio e uno in Thailandia per disintossicarsi dalla droga (anfetamine perlopiù).
Alle spalle: estorsioni, traffico di droga e armi, pestaggi e otto anni in prigione passati tra Austria e Svezia.
Ora tiene corsi per la polizia (svedese e norvegese), lezioni in parlamento, scuole università radio e tv se lo contendono per farsi raccontare il crimine scandinavo, e soprattutto capire come evitare che altri cadano nello sbaglio.
Ha anche una teoria, che espone teatralmente nelle scuole, con molto fascino sui ragazzi.
Alla lavagna disegna un diamante (il simbolo di come siamo tutti), poi lo colpisce con un pugno (una ferita, un incidente che ci cambia), e disegna il bozzo: il torto subito, basta poco in una società perfetta come quella svedese per sentirsi a disagio, essere isolato e desiderare di appartenere (è su questo che fanno leva le gang) per poter passare quel torto, per ferire altri, e più fai torto a qualcuno più stai male e ne fai ancora, poi hai bisogno della droga per dimenticare, ecco la spirale che inghiotte il diamante.
L'articolo fa riferimento anche ad un'altro ex criminale, tale Robert Örell, che divenuto nazista a dodici anni per un paio di occhiali, ora lavora con Exit, un'organizzazione che aiuta chi vuole lasciare le gang neonaziste.
Per leggere l'articolo completo clicca qui.
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