Gang Economy - L' economia delle gang
Perchè molti spacciatori vivono ancora con la madre ?
Questa domanda è il titolo di un capitolo della prima edizione di un libro, Freakonomics che ha raggiunto un notevole successo alla sua uscita nel 2005 tanto che ne sono state pubblicate altre due edizioni.
Il libro è stato scritto da un professore dell'università di Chicago, Steven Levitt e da un giornalista, Stephen Dubner.
La chiave del loro successo è stata quella di descrivere l'economia nei fenomeni sociali e culturali che sono al centro della vita di tutti i giorni, con un linguaggio naturale e con l'uso di statistiche non menzionate nelle riviste specializzate.
Il capitolo in questione racconta la storia di un giovane di origini indiane, Sudhir, che lavorava ad un dottorato in sociologia presso l'università di Chicago e fu spedito sul campo, nei quartieri più poveri della città dell'Illinois armato di cartellina, taccuino ed un questionario sulla povertà e sulla condizione dei ragazzi di colore.
Un giornò si avventurò al sesto piano di un casermone di case popolari e si imbattè in una gang di giovani spacciatori.
Il primo impatto non fu dei più positivi,i membri delle gang pensarono subito che si poteva trattare di una spia o di un poliziotto ma la situazione migliorò mano a mano (grazie anche alle origini indiane dello studente che lo rendevano mezzo nero e al fatto che fosse stato roadie per un gruppo rock poco tempo prima e si portava dietro ancora un'aria da buon hippie) tanto che Sudhir non solo tornò il giorno seguente ma per i sei anni successivi seguì la gang in ogni momento, entrandone quasi a farne parte, pensando che nessuno prima di allora si era soffermato così tanto sul vivere quotidiano nei ghetti del crimine.
Un giorno il capo della gang J.T. consegnò a Sudhir un pacco di block notes dalla copertina bianca e blu, i colori della gang. Quelli erano i libri contabili di quattro anni di attività.
Nel leggerli Sudhir si diede conto che la gang funzionava come la maggior parte delle aziende statunitensi, in particolare la somiglianza più diretta era quella con la catena di fast-food McDonalds.
La gang era solo una tra centinaia di filiali, il capo doveva rendere conto ad una dirigenza centrale ( chiamata consiglio di amministrazione ) e versava a quest'ultimi il venti per cento dei propri introiti.
Ma la cosa più interessante era il fatto che mentre il capo guadagnava circa 8500 dollari al mese, i suoi subalterni non arrivavano nemmeno a 1000 dollari al mese e i "soldati semplici" , ossia gli spacciatori, quelli che si trovavano gerarchicamente al di sotto di tutti, ma che in realtà erano quelli che rischiavano di più facendo il cosiddetto lavoro sporco in strada, prendevano una quota mensile di soli 300 dollari.
Così come nelle aziende, la voglia di affermarsi in un campo competitivo che al vertice garantisce ingenti guadagni, spinge i giovani spacciatori ad accettare la piccola quota mensile con la speranza che un giorno siano loro i J.T. della situazione e tutto quello che ne consegue, ovvero soldi rispetto e anche una maggiore sicurezza personale.
La strada è lunga, le possibilità di successo sono molto minori di quelle di finire ammazzati in una sparatoria, eppure accettano la loro condizione attuale che li obbliga anche a vivere in casa con la madre.
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